lunedì 16 gennaio 2012

TARIFFA AL CONSUMATORE O FINANZIAMENTO PUBBLICO DELL’ACQUA, BENE COMUNE PER LA VITA? LETTERA APERTA A NICHI VENDOLA, PRESIDENTE DELLA REGIONE PUGLIA, E A FABIANO AMATI, ASS. REG. ALLE OO.PP.


TARIFFA AL CONSUMATORE O FINANZIAMENTO PUBBLICO DELL’ACQUA, BENE COMUNE PER LA VITA?
LETTERA APERTA A NICHI VENDOLA,  PRESIDENTE DELLA REGIONE PUGLIA, E A FABIANO AMATI, ASSESSORE REGIONALE ALLE OPERE PUBBLLICHE
Riccardo Petrella
Ex-Presidente dell’AQP

Dopo la lettera aperta del 12 gennaio dell’Assessore Amati indirizzata a me ed al movimento « Acqua Bene Comune » della Puglia (1), e l’intervento del  presidente  Vendola con un articolo apparso su Il manifesto del  14 gennaio, su uno dei temi centrali trattati da Amati, il livello delle tariffe dell’acqua dell’AQP, mi é parso ragionevole « indirizzare » ad entrambi  la mia « risposta », originalmente destinata all’assessore regionale. Il Comitato pugliese « Acqua Bene Comune »  reagirà secondo le  proprie regole ed intendimenti.

Ringrazio anzitutto Fabiano Amati per avermi fatto l’onore di essere destinatario, con gli amici del Comitato pugliese, della lettera aperta e del  tono pacato usato. Ha un pochino esagerato sul lato retorico, ricercatamente malizioso ma, siccome, volutamente,  non ho mai polemizzato negli ultimi cinque anni sull’AQP né con il presidente né con l’assessore, non ho alcuna intenzione di farlo ora. Penso anch’io che quel che conta sono i contenuti ed é su di essi che tutti noi , cittadini o responsabili politici, dobbiamo confrontarci non per aver ragione, ma per fare avanzare le cose nella buona direzione. Nel nostro caso la buona direzione é rappresentata dalla ripubblicizzazione dell’AQP e del governo dell’acqua in Puglia (ed in Italia).
Sia Amati che Vendola hanno ragione di insistere  sul fatto che la ripubblicizzazione del governo dell’acqua non é un affare semplice e che un presidente di una regione italiana non ha né il potere reale né la bacchetta magica per fare quello che desidera (fortunatamente aggiungerei). Questo, pero’, non é suffficiente per spiegare la questione fondamentale, al centro del dibattito in Puglia prima e dopo il referendum di giugno 2012, che é di capire  « perché, dopo più di sei anni dall’elezione di Nichi Vendola a presidente della Puglia, vinta « personalmente » in maniera bella ed entusiasmante  anche perché la  ripubblicizzazione dell’AQP é stata , con la sanità, uno dei due temi principali della sua campagna,  i cittadini pugliesi devono ancora battersi per la ripubblicizzazione ? »
La ripubblicizzazione dell’acqua vuole dire la responsabilità integrale ed integrata del governo  dell’acqua nelle mani dei poteri pubblici e, quindi (solo in teoria ?) dei cittadini : 
a)     ai vari livelli di regolazione e di orientamento (regolazione giuridico-istituzionale, finalità ed obiettivi, forme di gestione finanziaria ed operativa ivi compresa la partecipazione dei cittadini...), e
b)     nelle varie fasi del ciclo politico-economico globale dell’acqua e dei servizi idrici (salvaguardia e protezione dell’ambiente e delle fonti, attività di ricerca sceintifica e tecnica,  captaggio e produzione dell’acqua buona per usi umani, distribuzione, diffusione, usi, fognature, trattamento delle acque reflue e riciclaggio, valutazione, attività prospettive) ; non solo, quindi,  del « piccolo » ciclo dell’acqua costituito in Italia dal « servizio idrico integrato » (acqua potabile, fognature,  trattamento delle acque reflue).
Per concretizzare il dibattito, la ripubblicizzazione dell’AQP e del governo dell’acqua significava e significa tuttora almeno tre cose (fra altre, anch’esse importanti, ma che per ragioni di spazio non posso trattare)(2) : cambiare lo statuto dell’AQP ; modificare il sistema tariffario e i principi fondatori del finanziamento dei servizi idrici introdotti dalla legge Galli del 1994 ;
promuovere la partecipazione effettiva dei cittadini al governo dell’acqua.
Primo,  livello giuridico-istituzionale, cambiare lo statuto dell’AQP da SpA, soggetto di diritto privato, a soggetto di diritto pubblico, cioé  Azienda pubblica, Azienda speciale, ente consortile,….. Questo cambiamento non é stato operato. Come ha dimostrato la storia degli ultimi anni, anche la SpA in house  (che rispetta le tre condizioni fissate dalla Corte di Giustizia Europea)  costituisce una correzione non dello statuto privato della SpA, ma delle modalità operative della sua funzione sociale che resta il profitto. Inoltre la SpA in house non puo’ esimersi dall’applicazione della tariffa fondata sul principio ( affermato anche dalla Direttiva Quadro Europea sull’Acqua del 2000) del recupero dei costi totali di produzione, compresa la remunerazione del capitale (principio che é stato abrogato dal referendum di giugno proprio per quanto riguarda specificamente il 7%,  che nella legislazione italiana era stato attribuito alla remunerazione del capitale). Certo,  la  Costituzione dell'Azienda pubblica regionale « Acquedotto pugliese » (Aqp) rappresenterà, quando realizzata, un passo avanti non indifferente importante anche se non é ancora ben chiaro quale sara  lo statuto reale dell’AQP. 
Peccato che la Regione Puglia non ha operato il cambio di statuto negli anni  quando non v’era alcun ostacolo legislativo che impedisse di farlo.   Quisquiglie, é stato detto e scritto. Problema non maturo, che interessa poco i pugliesi. La priorità era di efficientare la gestione dell’AQP, ridurre le perdite di rete. E chi mai ha pensato che le due cose fossero esclusive, l’una o l’altra ? Il fatto é che sull’efficientamento dell’AQP tutti gli attori importanti della politica dellacqua in Puglia (ed in Italia) erano d’accordo (e a ragione), mentre il cambio di statuto dell’AQP ha suscitato e suscita  opposizioni forti all’interno della giunta e dell’assemblea  regionale. La realpolitik, il « fare politica concreta » ha sicuramente giocato in favore dei rinvii  e dei tentennamenti.  Comprensibile, ma cio’ non rende accettabile i ritardi e le incompletezze nelle scelte operate.   Ora é evidente che, se l’art. 20 del decreto legge sulle liberalizzzazoini del governo  Monti non é eliminato fra giorni, effettuare il cambio oggi  é diventato politicamente ancor più difficile (anche se non impossibile come dimostra la trasformazione della SpA Airin di Napoli in Azienda speciale Acqua Bene Comune). Attualmente   l’AQP  resta una SpA !
Secondo,  livello politico-economico, la ripubblicizzazione significa modificare il sistema tariffario e i principi fondatori del finanziamento dei servizi idrici introdotti dalla legge Galli del 1994 e rinforzati, nel senso della mercificazione dell’acqua e della finaziarizzazione privata dei servizi idrici, dai successivi numerosi interventi legislativi  che hanno contribuito a fare della regolazione dei servizi idrici in Italia un sistema fra i più confusi in Europa. La  Regione Puglia ha rifiutato finora di ripubblicizzare il sistema tariffario ed i suoi fondamenti. Essa non ha voluto cambiare, nemmeno in parte, la regola che impone  che la tariffa del m³ d’acqua pagata dal consumatore deve finanziare i costi totali  del servizio idrico integrato. Avete sempre affermato che la tariffa é essenziale per recepire  le risorse finanziarie necessarie per gli ingenti investimenti da fare sia a corto e medio terrnine (efficientamento dell’AQP) che a lungo termine secondo il Piano d’ambito. A questo proposito avete  argomentato che il mantenimento del 7% nella tariffa dell’AQP malgrado il referendum, serve non a remunerare il capitale investito ma a coprire i costi d’indebitamento dell’AQP accumulati anche prima del 2005 dalla precedene gestione. Mi pare un argomento da rivedere anche per la semplice ragione che se l’AQP applica la legge che ha introdotto l’obbligatorietà di includere tale percentuale a titolo di remunerazione del capitale, in questo caso non si puo’ dire che esso copre altri costi. Se invece l’AQP usa il 7% per coprire  altri costi, va fuori norma perché non rispetta la disposizione legislativa. Non tanto solido  é l’argomento (lettera di Amati) che rimanda alla responsabilità dei Sindaci pugliesi il mantenimento del 7% e che afferma che se i Sindaci lo riducessero cio’ avrebbe come conseguenza la riduzione degli investimenti. Chi crede per un secondo che la Regione, diventata l’unico azionista dell’AQP,  non ha un grande potere d’influenza sulle decisioni in materia di tariffe ? E’ poi necessario ricordare che l’argumento relativo alla riduzione degli investimenti é quello,  da sempre,  ab-usato dai fautori della mercificazione dell’acqua e  della privatizzazione dei servizi idrici, i quali  affermano che é meglio far ricorso alla tariffa, secondo « la verità dei prezzi », per finanziare i costi del « consumo » dell’acqua, piuttosto che alle tasse  perché cosi si evita di aumentare il livello di tasse a carico dei cittadini ?
La ripubblicizzazione del finanziamento del servizio idrico integrato in Italia  significa, dunque,
  • adottare un sistema differenziato a seconda delle tre principali finalità cui corrisponde l’utilizzo dell’acqua che sono : il diritto alla vita di ogni persona, il  benessere collettivo decente, l’utilità individuale.
Per quanto riguarda i costi del diritto umano all’accesso all’acqua potabile ed ai servizi sanitari, nella quantità e qualità essenziali per la vita, (50 litri al giorno per persona) ed al trattamento delle acque reflue (quantità di litri da determinare « localmente »), essi  devono essere coperti dalla collettività tramite le finanze pubbliche (il bilancio pubblico). In questo senso, bisogna continuare a battersi contro le  scelte fatte, a livello nazionale ed europeo,  anche in queste ultime settimane,  di sottomettere al vincolo della stabilità la spesa pubblica per i servizi pubblici che riguardano i diritti umani e sociali.  Accettare il finanziamento dell’acqua potabile per la vita unicamente sulla tariffa non contribuisce affatto a combattere la demolizione in corso dello Stato dei diritti e della sicurezza sociale. Per quanto riguarda il benessere collettivo decente (si stima che esso sia soddisfatto con un utilizzo d’acqua di 120-130 litri al giorno per persona, compresi i già menzionati  50 litri), é opportuno di richiedere ad ogni cittadino o nucleo familiare un contributo monetario fisso. Riguardo l’utilità individuale, ogni utilizzo superiore ai 120-130 litri diurni per persona corrisponde ad un benessere individuale variabile. In questo caso, si puo’ applicare una tariffa progressiva, fino ad un limite di litri utilizzabili, fissato dalla collettività (per esempio attorno ai 250-300 litri al giorno per persona) . Questo limite di sostenibilità ecologica  implica che al di là di esso  non é legalmente permesso l’utilizzo dell’acqua potabile. Altrimenti detto non si applica il principio di « chi inquina paga ». Se la collettività decide che un consumo di 250-300 litri al giorno per persona é ecologicamente il massimo sostenibile, non é perché pago che posso andare al di là del limite.
L’AQP non ha operato alcuna innovazione  a livello di questa ripubblicizzazione. Esso é rimasto allineato sulla soluzione rappresentata dalla « tariffa sociale », cioé una tariffa bassa, molto ridotta, mirante a permettere l’accesso all’acqua potabile per le famiglie « povere ». La « tariffa sociale » non si distacca  ideologicamente dalla cultura della  mercificazione e privatizzazione del diritto all’acqua perché essa dice « tutti devono pagare l’acqua ai costi di mercato.Pero’, tenendo conto delle condizioni di certe categorie sociali.....ecc...interveniamo per aiutarle... ».  Cio’ facendo, non si garantisce il diritto umano all’acqua, ma si fa soprattutto opera di carità nei confronti dei « poveri ». Fare carità non é un atto di ripubblicizzazione del diritto all’acqua. Il welfare é nato e si fonda sui diritti e sulla sicurezza, e non sulla carità e l’assistenza.
  • realizzare una profonda revisione del sistema della finanza pubblica ed in particolare del finanziamento degli  investimenti nei beni e nei servizi pubblici, in questo caso  l’acqua ed i servizi idrici.
Non si puo’ accettare come inevitabile che il finanziamento dell’AQP sia definitivaemente privatizzato  perché fondato sulla tariffa pagata dal consumatore, sulla quale contare anche per ammortire l’indebitamento contratto sui mercati di capitali privati, a sua volta considerato inevitabile perche bisogna contenere la spesa pubblica, il pubblico non ha più soldi, il finanziamento privato consente una gestione più efficiente e efficace  ...ecc.ecc.  E’ vero che oggi in Europa non esiste più un istituto di credito pubblico (locale, regionale, nazionale, internazionale). Anche quando i capitali sono totalmente ( cosa oramai rara) o parzialmente pubblici, l’istituto di credito, per esempio la BEI, si comporta, con le debite distinzioni, come una banca di credito obbediente a principi e logiche di tipo  privato. Inoltre, gli invesitmenti pubblici nei beni e servizi pubblici superano di gran lunga le capacità di intervento di banche etiche,  banche sociali, banche realmente cooperative....Non si puo’ contare su di loro per un’inversione di tendenza. In realtà, i  dominanti privatizzatori hanno creato l’inevitabilità dell’indebitamento nei confronti  del capitale privato.  Il  rinegoziato dei termini del debito di 280 milioni  contratto nel 2004 dall’AQP con la Merryl Lynch é stato  una buona cosa ma fu  doveroso e legittimo tanto leonino fu il contratto firmato con leggerezza ed incuria dalla direzione dell’AQP e dai responsabili della Regione dell’epoca. E” auspicabile che la Regione abbandoni l’allinemento sulla « normalità » dell’indebitamento nei confronti dei capitali privati e, quindi, della dipendenza del futuro finanziario dell’AQP  dalle imprese di notazione (rating). Questo allineamento emerge allorché  l’assessore Amati  parlando dei milioni di utili registrati grazie all’efficientameto dell’AQP negli ultimi due anni  fa appello al riconosicmento della buona gestione dell’Acquesotto fatto “da tutti gli specialist e dalle agenzie di rating”. Con  questo voglio ancora una volta attirare l’attenzione di Vendola e di Amati sulla trappola rappresentata dalla tariffa pagata del consumatore. La tariffa non libera l’acqua, né i servizi idrici, né il cittadino, né le collettività locali e regionali dalle logiche del mercato, del consumo e degli interessi finanziari. Le tariffe nei paesi del Nord dell’Europa sono in media da due (Belgio, Francia) a quattro volte (Danimarca, Regno Unito, Germania) superiori  a quelle italiane. Esse non hanno ridotto l’indebitamento nei confronti dei mercati di capitali privati e « stranieri », anzi. E non si puo’ dire che la tariffa della verità dei prezzi di mercato abbia liberato i cittadini francesi dalla loro sottomissione agli interessi delle grandi imprese private. Lo stesso vale per il Regno Unito e da pochi anni per la Germania.
Cio’ detto, ha fatto bene il presidente Vendola ad affermare il 14 gennaio  che é possibile ridurrre la tariffa e che si puo’ utilizzare il denaro pubblico per il finanziamento degli investimenti nel settore idrico.  Finalmente ! Sono contento del progresso compiuto perché quando proposi  nel 2006, allorché ero presidente de’ll’AQP,  come soluzione da minor male, la creazione di  un fondo pubblico regionale per finanziare il diritto umano ai 50 litri in Puglia (i costi annuali per il bilancio regionale sarebbero stati di poco superiori a 2 milioni l’anno) la risposta fu il rifiuto. Spero che la Regione Puglia s’incammini gradualmente, ma presto, verso la ricerca di soluzioni  innovatrici sul piano dell’istituzione di soggetti di credito pubblici regionali e del funzionamento dell’economia dei beni comuni in Puglia. Non sono titolato a parlare a nome del Comitato pugliese Acqua Bene Comune » ma penso  che l’Università del Bene Comune e le nuove ed interessanti organizzazioni sui beni comuni, compreso il Comitato pugliese, costituitesi in Italia negli ultimi tre-quattro anni, saranno pronte a dare il loro contributo di analisi e di proposte.  
Terzo, livello socio-politico, promuovere la partecipazione effettiva dei cittadini al governo dell’acqua. Fino a non molto tempo fa, far partecipare i cittadini al governo degli affari  pubblici significava soprattutto due cose: informarli bene  e consultarli di tanto in tanto (ma senza potere vincolante). Il ricorso ai referendum abrogativi ed allo strumento di proposta di legge di iniziativa popolare erano considerati due strumenti eccezionali ed originali introdotti dalla Costituzione italiana. Il secondo, in particolare, resta una forma importante di partecipazione  cittadina specifica   al nostro Paese. Non é un caso che l’utilizzo di questi strumenti in Italia negli ultimi anni sia avvenuto nel campo dell’acqua (legge regionale sul servizio idirico in Toscana e legge nazionale sull’acqua di iniziativa popolare, due refendum abrogativi…). Non parliamo poi delle innumerevoli iniziative  cittadine prese a livello comunale, provinciale e regionale dall’inizio deglii anni 2000 in favore del diritto all’acqua e dell’acqua bene commune, res publica . I cittadini pugliesi sono stati fra I più attivi in questa mobilitazione. La Regione Puglia ha in qualche modo, in maniera molto minore l’AQP, accolto la pressione dei movimenti pugliesi ad essere coinvolti e partecipanti nel processo di ripubblicizzazione dell’AQP annunciato  da Nichi Vendola.  Ogniqualvolta il movimento pugliese si é trovato a divergere dalle misure prese dalla regione, I contatti sono stati pero’ più tesi vuoi conflittuali. Allo stato attuale si puo dire che la partecipazione dei cittadini al governo dell’acqua in Puglia é di tipo movimentista, un misto di associazione/diaologo e di opposizione. E’ tempo -  se il presidente Vendola e l’Assessore Amati accettano un appello da parte mia, a titolo puramente personale – che siano messi in opera, subito, degli strumenti di coinvolgimento ( una audit regionale o una consulta regionale con pareri vincolanti, o la convocazione de « Gli Stati Generali dell’acqua della Puglia », anch’essi con poteri propositivi vincolanti) con il compito di esaminare e proporre entro la fine del 2012 come creare un sistema di reale partecipazione dei cittadini al governo dell’acqua in Puglia. Nichi Vendola conosce bene il potere dei cittadini. Certo, tutti noi amiamo il vento  quando ci é favorevole ma esso  ci può aiutare ad andare nella direzione giusta anche per vie da noi non pensate o desiderate.

(1) Cfr. Regione Puglia, comunicato stampa, Sede Giunta, del 12 gennaio 2012
(2) Ho trattato delle altre dimensioni della ripubblicizzaoine nella lettera aperta da me diffusa nel dicembre 2006 per spiegare le sette ragioni delle mie dimessioni dall’AQP.  

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